L’installazione scultorea Waterbones è composta da circa 1000 elementi di moduli in acciaio inox 316 lucido, definiti con l’ossimoro “Waterbones” o “ossa d’acqua”, che ne sottolineano la leggerezza e la libertà morfologica. I moduli che compongono l’opera si manifestano come entità rizomatiche che seguono uno sviluppo simile a quello delle piante: forme di organizzazione decentralizzate che si ripetono fino a formare strutture vaste e complesse.
L’installazione appare come una metafora biologica: cellule che si schiudono, componenti molecolari in dialogo con lo spazio, diagramma matematico tridimensionale dallo sviluppo completamente autonomo e autosufficiente.
L’intervento nello spazio è un insieme apparentemente infinito di elementi modulari in acciaio. La morfologia astratta di Waterbones rende visibile la metafora della dinamica collettiva di una comunità, di un organismo in movimento vettoriale, facendosi rappresentazione di un sistema di relazioni e dell’infinita connessione tra le singolarità; l’opera, interagendo con l’architettura che la ospita, si mobilita percettivamente mentre le persone la attraversano, si inserisce in una pratica che impegna la vista in relazione al movimento, metafora I modello di relazioni e prospettive variabili.
Concetto, disegno spaziale e superficie materiale sono gli elementi che mi interessano nello sviluppo di questo lavoro: questo include la costruzione di tutti i diversi dettagli e delle tecniche di assemblaggio dei singoli elementi nell’insieme finale. Il risultato è una scultura particellare esplosa che “danza” nello spazio e che porta lo spettatore su piani diversi di ricezione dell’opera stessa, attivandone varie metafore percettive e rendendo il lavoro aperto a molte interpretazioni semantiche.